domenica 27 dicembre 2009

Secondo scatto lunare: Galileo e l'altezza dei monti lunari

StrumentazioneSkywatcher 130/900, Lente di Barlow 2x, Kellner 20mm, Polaroid i1035

I disegni di Galileo
La metereologia non è mia alleata ultimamente, quindi mi devo accontentare di brevi squarci di cielo dai quali spiare la Luna a mo' di Lino Banfi che attraverso il buco della serratura spiava Edwige Fenech. L'ultima osservazione col telescopio risale al 23/12/09 durante la quale ho scattato la foto che ho allegato. A parte i vari ed interessantissimi crateri e il Mare della Serenità, la mia attenzione è stata catturata dal puntino bianco nella regione non illuminata della Luna: oggi affermiamo con decisione che è un monte lunare. Ma pensiamo allo stupore di Galileo che nel 1609 puntò un cannocchiale a 20 ingrandimenti verso la Luna: era l'epoca dell'aristotelismo rinascimentale, quindi la somma autorità nel campo scientifico era Aristotele (nonostante fosse vissuto 16 secoli prima) il quale considerava gli oggetti celesti, e quindi anche la Luna, come oggetti piatti, perfettamente circolari e lisci.
Schema di calcolo usato da Galileo
"I'che c'è qua? Maremma! No, macchè maremma! Qui son monti!" pensò Galileo vedendo i punti bianchi oltre il terminatore. Prese carta, calamaio e penna e documentò quanto vedeva attraverso il cannocchiale. Il Metodo scientifico, del quale Galieo fu l'iniziatore, non si fermava qui: decise allora di calcolarne l'altezza. Nel suo caso, Galileo stimò che la distanza della montagna dal terminatore in circa 1/20 del diametro lunare, la cui misura era nota già da tempo. Quindi essendo noti AB e BC, con il Teorema di Pitagora, ricavò l'ipotenusa AC; sottraendo da quest'ultima il raggio lunare BC abbiamo AD che è proprio l'altezza del monte in questione.

Eh beh, quando uno è un genio, è un genio e basta!  Cieli Sereni!
 

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